Dopo le tristi vicende in cui hanno perso la vita nell’arco di 48 ore, in seguito ad un intervento da parte delle forze dell’ordine con un’arma ad impulsi elettrici (Taser), un cittadino albanese di 41 anni a Manesseno e un 57 enne ad Olbia, ritengo doveroso informare la comunità che il consiglio comunale di Rozzano, in seguito alla deliberazione N. 46 del 06/12/2024, ha già avviato, a carico del corpo di polizia locale, una fase di sperimentazione, formazione ed utilizzo di tali armi. Sperimentazione ormai in fase avanzata come testimoniato dall’atto N. 576 /data 04/04/2025, in cui si appalta alla società AXON ENTERPRISE ITALIA S.R.L l’acquisto di due armi per la cifra di 19.520,00 iva inclusa.
Armi che, pur riconoscendone l‘utilità se utilizzate in modo ragionevole e misurato al posto di altre ben più pericolose, sollevano forti dubbi e preoccupazioni sul rischio di diventare una seria e concreta minaccia per la vita delle persone. Come del resto già avvenuto, e siamo a quattro vittime negli ultimi due anni, in altre due circostanze: a Bolzano nel 2024, e a Chieti nel 2023.
E se poche sono le realtà che ne elogiano i benefici come strumento di deterrenza per la sicurezza – come la Axon il cui parere vale poco dato che ne commercializza il prodotto in Italia – tante altre voci, come Amnesty International (https://www.amnesty.it/taser-rischio-zero-non-esiste/) e Nurse24 (https://www.nurse24.it/) sollevano forti critiche. Non solo per il pericolo di vita per chi ne subisce la scarica, ma anche per il dolore acuto e le possibili aritmie cardiache causate dall’arma che, quando viene azionata, spara due elettrodi che, colpito il bersaglio, veicolano una corrente rilasciata in brevissimi impulsi con l’effetto di immobilizzare il soggetto. E per questa modalità brutale di intervento, la comunità delle Nazioni Unite si è spinta fino al punto da definirlo un possibile strumento di tortura. Non degno di un paese civile.
A questo si aggiunge, per disciplinarne la procedura di utilizzo e d’intervento, un rigido protocollo che, oltre a sfociare in una descrizione tragicomica e surreale, (vedi quanto presente nella delibera comunale del consiglio di Rozzano dove si parla di principi e priorità da seguire) come quando, sempre nel caso di Rozzano, ne vieta l’utilizzo verso donne in stato di gravidanza e portatori di pace maker o pone come distanza consigliata non meno di tre metri e non più di sette metri dal soggetto da immobilizzare, ne rende complicato e difficile l’utilizzo. E così consegna alle forze dell’ordine, qualora si verifichino gravi conseguenze sulla vita delle persone colpite, la responsabilità delle conseguenze, perché sarà sempre facile dimostrare il non rispetto di qualche parte del protocollo che comunque non prevede la presenza di defibrillatori da usare qualora necessario.
La narrativa di chi lo giustifica come alternativa all’arma da fuoco è poco sensata perché, in tanti casi, come in quelli elencati sopra, in cui sono morte quattro persone, la scena di violenza è maturata sempre non contro criminali armati e malintenzionati, aspetto che avrebbe giustificato l’uso di armi da fuoco, ma verso persone spesso attraversate da forti situazioni di disagio, psichico o sociale, per i quali una risposta non armata sarebbe stata molto probabilmente sufficiente. E così anche evitare una deriva di utilizzo di tali armi ad alternativa, come avvenuto negli stati Uniti e nel Canada, non all’arma da fuoco ma a manganelli e manette.
Per tutto questo è lecito chiedersi, come cittadini desiderosi di far parte di una comunità civile e non violenta, se questo strumento, con tutto il suo carico di rischi per l’incolumità fisica di chi lo subisce, sia uno strumento di sicurezza sicuro ed efficace. Perché, al di là dell’intento condivisibile di fermare, senza ricorrere all’arma da fuoco, persone violente e potenzialmente pericolose per la comunità, va valutata l’opportunità politica di farne uso dato che, nonostante i test sanitari effettuati e superati, queste armi ad impulsi elettronici continuano a suscitare forti perplessità sulle sue conseguenze letali per la vita umana.
Non è un’arma da fuoco, ma sempre un’arma è. Con conseguenze gravi, non previste, che invece sembrano esserci – degli studi scientifici sembrano anche dimostrarlo – sulla vita delle persone. E questo probabile effetto collaterale già dovrebbe bastare, ed è proprio il cuore della questione, per criminalizzarla e indirizzare gli sforzi su altre valide alternative come lo spray al peperoncino.
Per tali motivi propongo a consiglieri comunali sensibili a questo tema di presentare al prossimo consiglio comunale un ordine del giorno – in questo link https://www.antigone.it/upload2/uploads/docs/OdgNoTaser.pdf è presente già l’ordine ampiamente e compiutamente formulato – per chiedere alla giunta comunale di fermare la fase di sperimentazione e rinunciare così all’uso di tali armi.
Perché la forza del diritto in una società civile e democratica si misura non solo assicurando tramite il monopolio della forza il rispetto delle leggi, ma nella sua capacità di sapere tutelare e difendere anche i diritti di coloro che attraversano il confine della legalità. Ed è da questa “cruna di ago” che abbiamo la vera possibilità di guardare e giudicare il livello di civiltà e libertà di qualunque comunità.