Come Giovanni Battista gridò inascoltato nel deserto, allo stesso modo, fatte le debite proporzioni, la sezione 25 della scuola Garafoni, con il suo record di affluenza negativa del 37% alle passate elezioni comunali, è voce di un malessere profondo, spesso sottovalutato, che alimenta in una spirale senza fine, oltre a degrado sociale, rassegnazione e sfiducia. Parliamo del cuore del quartiere Aler – ovvero delle vie Azalee, Biancospini, Dalie, Fiordalisi, Ortensie e Tuberose – situato tra la via Roma e la via Garafoni, come a tentare di nascondersi da occhi indiscreti, che spesso giudicano e condannano – come Fedez nelle sue sconsiderate considerazioni dell’anno scorso – a un futuro di violenza e prepotenza.
E come spesso accade, poichè il male contagia e si allarga nelle zone vicine, oggi, in via dei Glicini, a pochi passi dalla sezione 25, si è assistito a una sparatoria in pieno giorno, per fortuna senza vittima. La triste storia è accaduta all’interno della sezione 22, sempre della scuola Garafoni, anch’essa oggetto di scarsissima affluenza alle urne, con una percentuale attorno al 40%. Segno del forte legame esistente tra la scarsa partecipazione alla vita politica della cittadina e lo scarso senso di legalità e di civiltà.
Una delle cure proposte dalla politica, ovvero la zona rossa, – come misura per contrastare la violenza cittadina, ponendo limiti di stanzionamento a soggetti potenzialmente pericolosi, e forse violando il diritto di circolazione sancito dall’articolo 16 della nostra costituzione – se da una parte sembra risolvere il problema della sicurezza, dall’altra, rispondendo con durezza a chi, pur sbagliando in passato, nutre un minimo desiderio di cambiare in meglio la propria vita, rischia di allontanarlo definitivamente da tale intenzione. E meno male che tale misura non fu attuata presso la casa del Padre Misericordioso, perchè altrimenti avremmo perso una delle più belle parabole di Gesù, quella del figliol prodigo, che sarebbe rimasto bloccato sulla via del ritorno a casa. Chissà che gioia l’altro fratello!
Contesto aggravato anche da una difficoltà del Terzo settore di Rozzano che, come condiviso dal CAV (Coordinamento Associazione del Volontariato), attualmente impegnato in un rilancio nel suo ruolo di rappresentanza dell’associazionismo cittadino, segnala purtroppo nella chiusura di diverse asssociazioni – attive nel settore della criminalità e della tossicodipendenza, e di altre, come lo sportello locale dell’Unicef, a difesa dei diritti dell’infanzia – lo spegnimento di piccole luci di speranza per il quartiere Aler di Rozzano. E di “lampade da porre su un lampadario” per illuminare le vie, della sezione 25 e di tutte le altre della scuola Garafoni, su sentieri di maggiore partecipazione, non solo politica, ma sociale e civile, ne abbiamo tanto bisogno.
In questa direzione, lo sforzo della politica, a fronte anche dell’arrivo dei fondi del decreto Caivano-bis, è di puntare su una politica – come affermato da Guido de Vecchi, della Ledha città metropolitana – che guardi, non al disagio, suppur presente e che necessità in circostanze particolari azioni mirate di concreta solidarietà sociale, ma al bisogno, e aggiungo desiderio, di una vita pienamente realizzata socialmente, economicamente e culturalmente. Ciò significa fare un grande dono di investimenti sociali – e questa volta i soldi ci sono – per rispondere a ciò che ostacola questa fioritura comunitaria: degrado abitativo delle case Aler, diritto abitativo non riconosciuto, bassi livelli di istruzione e di formazione professionale, assenza di grandi piani di rilancio educativo e culturale da proporre all’interno del quartiere. Perchè chi soffre, ha bisogno di aiuto per rialzarsi, ma se lo fa collaborando – come il cieco guarito da Gesù che, correndo verso la piscina di Siloe, collabora attivamente al miracolo – riceve in dono fiducia e fede in qualcosa di grande.
Ed è proprio questa fiducia, che può nascere solo da doni, a poter essere rigenerativa di processi di reciprocità e di partecipazione. Fiducia che ha bisogno, oltre del dono, anche di una relazione, e quindi di collaborazione, oltre che con i diretti interessati, ovvero i cittadini delle case Aler, di tutte quelle associazioni e cooperative sociali che, dal punto di vista delle conoscenze e delle esperienze, sono vicine, simbolicamente e fisicamente, ai problemi della nostra sezione e di tutto il quartiere Aler.
Solo cosi, oltre ad occuparci della cura delle fragilità di Rozzano, alzeremo, almeno nelle prossime elezioni comunali, la bassissima affluenza alle urne appena registrate. E sarà un gran giorno per tutta la città!
Condivido ciò che ho letto, bravo e grazie.