Rozzano, gli spari sopra sono anche per noi

via Garofani Rozzano via Garofani Rozzano

Dopo le due sparatorie avvenute nel giro di pochi giorni a Rozzano, – una in via dei Glicini il 29 Maggio e l’altra in viale Toscana il 06 Giugno – che continuano a suscitare tanta preoccupazione e paura tra i residenti dei quartieri coinvolti e in tutta la comunità, ho pensato, parafrasando la famosa canzone di Vasco Rossi Gli spari sopra, dove la rabbia sociale, tra indifferenza e viltà, sfocia in violenza e disperazione, su come questi episodi interroghino, non solo chi è chiamato con il supporto delle diverse istituzioni ad amministrare la città, ma anche e soprattutto le coscienze di tutti noi comuni cittadini. Perché la responsabilità sociale, e Vasco lo spiega magistralmente, dipende, non solo da quanto fatto, ma anche da quanto avremmo potuto e, per vari motivi, rinunciato a fare. E così gli spari, da condannare e mai giustificare, sono, metaforicamente e nel senso di sana e giusta provocazione, anche per noi.

Sono un pungolo per la nostra libertà che si realizza solo se, davanti a questi spiacevoli e tristi fatti di cronaca, saremo in grado di stimolare e favorire, cominciando da noi stessi, processi di concreta partecipazione sociale e civile alla vita della città – e la scarsa affluenza alle urne delle ultime elezioni comunali ne ha mostrato l’urgente necessità. E, dato che la partecipazione, per attecchire e prosperare, ha bisogno di fiducia che nasce dall’ascolto e dall’incontro, dobbiamo sforzarci tutti insieme nel sostenere progetti di vera rinascita sociale e culturale. E così insieme, come condiviso tante altre volte, e tanti studi scientifici ormai lo hanno dimostrato, saremo in grado di crescere e, soprattutto, di prosperare, che è misura del grado di felicità di una comunità. Molto meglio rispetto alla crescita, roba vecchia e stantia, ancora oggi usata per il calcolo del PIL, che, misurando solo il volume di scambi economici, non tiene conto delle ricadute sui più fragili e deboli.

In questo contesto, e a fronte dei fondi in arrivo grazie al decreto Caivano Bis – benedizione o maledizione, dipende dai punti di vista – sarebbe meglio coinvolgere in modo condiviso e partecipato l’intera comunità, non solo nel proporre progetti, ma nel convergere insieme su poche ma importanti priorità, anche se come si legge nel sito del comune una serie di interventi sono stati candidati.

Solo se le scelte saranno pienamente e compiutamente sentite, ogni cittadino, percependo la fiducia avuta nei suoi confronti, si sentirà chiamato a rispondere con gesti di gratuità e reciprocità. Questo si chiama sussidiarietà e significa affrontare i problemi dai punti di vista di chi ci è più vicino, concedendogli, senza far mancare un adeguato supporto, spazi di responsabile libertà. Principio che ha trovato la massima applicazione, non in campo sociale e politico, ma in quello religioso, ed in particolare da Gesù che, accompagnando per sempre l’umanità con la presenza del suo Spirito, ha dato la possibilità, per incontrarlo concretamente, di camminare su strade di sconfinata libertà. E di questo siamo grati, anche se, davanti al mistero della morte, fatichiamo ad accettare il suo silenzio.

E ispirata al principio della sussidiarietà, lancio all’intera comunità una proposta volta a nutrire e valorizzare i desideri, purtroppo spesso sopiti, di vera e sana partecipazione. Una proposta che parte dal numero quaranta, profondamente simbolico per tanti motivi, e legato al numero di sezioni elettorali presenti a Rozzano, dalle quali costituire un comitato civile formato da quaranta loro rappresentanti. Comitato che rappresenterebbe la città in tutte quelle importanti decisioni, come del resto è la scelta delle priorità su cui investire i fondi del decreto Caivano bis. Non tralasciando il contributo del terzo settore che, come espresso nella sentenza 2020/31 della corte costituzionale, ha il diritto e il dovere di essere coinvolto, da parte di un’amministrazione, alla costruzione del futuro della città.

Perché il futuro, essendo di tutti, è un bene comune alla cui edificazione tutti siamo chiamati a impegnarci e partecipare e nessuno se lo può intestare e impossessare.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *