Forse non pochi sanno che – sulla scia del decreto Caviano volto a contrastare la criminalità minorile e il disagio giovanile, in risposta alle note vicende di delinquenza giovanile avvenute a Caivano e che hanno tristemente scosso l’opinione pubblica italiana – il comune di Rozzano, insieme ad altri sette comuni Italiani – (Alessandrino e Quarticciolo), Napoli (Scampia e Secondigliano), Foggia (Orta Nova), Reggio Calabria (Rosarno e San Ferdinando) e Catania (San Cristoforo – è tra i destinatati di un nuovo decreto Caivano, detto bis, che punta a una riqualificazione sociale ed urbana di periferie che, oltre a grossi problemi di sicurezza e delinquenziali, mostrano forti fragilità giovanili e sociali da giustificare una risposta emergenziale.
Il decreto, al di là del triste primato per la nostra città, espressione di un parziale fallimento politico nel governo della città negli ultimi almeno 20 anni, per il quale è meglio stendere un velo pietoso, offre l’opportunità di sfruttare un inaspettato finanziamento statale, non ancora definito, per una grande fioritura urbana, sociale e culturale della parte più debole della nostra città – ovvero la periferia che paradossalmente ne è il centro urbano.
In questo senso, per trasformare un’attestazione di emergenza sociale, tale è ed inutile cercare di non ammetterlo, in una occasione di speranza e fiducia in un futuro dove la periferia di Rozzano diventi, da soggetto fragile e bisognoso di cura, una grande risorsa sociale e umana per tutta la città – e già adesso nel tessuto sociale e nelle tante esperienze di civismo attivo e solidale sono presenti piccoli e grandi segnali di speranza – è necessario un approccio diverso da quanto proposto dall’attuale amministrazione comunale descritto, dietro belle parole, in questa pagina del sito comunale .
Come già spiegato in tante sezioni di questo blog, c’è bisogno di coinvolgere tutta la società civile – associazioni sociali, sportive, culturali, onlus, cooperative sociali, comunità religiose, opposizioni politiche, realtà economiche della nostra comunità – nel definire insieme una sintesi orientata al bene comune che identifichi le priorità sociali, culturali ed urbane su cui investire.
La necessità, di lavorare in modo collaborativo tra le varie anime della comunità, nasce dalla constatazione che, poiché il bene comune appartiene tutti, l’intera città è chiamata ed invitata a dare il suo contributo e i benefici sociali, in termini di miglioramento del senso di appartenenza e della sensazione di essere stati ascoltati e riconosciuti, da parte delle varie realtà partecipanti al lavoro, sarebbero di grande valore.
La condivisione dei bisogni del territorio, orientata a una sintesi a vantaggio di tutti, produce inoltre, oltre alla individuazione di pochi e chiari progetti prioritari, senza dispersione del fiume del finanziamento in tanti inulti rivoli, un altro l’indubbio beneficio di creare tra gli attori coinvolti una tessitura di relazioni sociali che, favorendo amicizie e coesione sociale, generano un capitale civile di indubbia ricchezza per tutta la comunità.
Questo è totalmente differente da quanto presentato dall’attuale amministrazione al Governo Italiano, che dichiara essere frutto di un percorso partecipato, ma che in realtà è una sommatoria di tanti idee e progetti, che rispondendo più a domande di parte, non mira a dare risposte concrete in modo concertato e co-programmato ai bisogni della nostra città.
Auspico che l’attuale amministrazione o chi ne uscirà vincitore alle prossime elezioni, sul solco di quanto condiviso, facciano uno sforzo per comprendere la grande opportunità di gestire i finanziamenti del decreto Caivano bis in un modo meramente partecipativo e non come proposto dall’attuale vicesindaco rivolgendosi verso l’opposizione nel consiglio comunale di marzo: “Ahimè, dovete farvene una ragione. Questo decreto Caivano lo gestisce questa giunta, questa maggioranza, e non voi. Ve la dovete proprio scrivere questa cosa. Il governo della città è questo, non siete voi”
È questa l’idea di amministrazione e di governo della comunità di Rozzano proposta dall’attuale giunta?
Spero, per il bene e il futuro di Rozzano, proprio di no.