A Rozzano anche Lucio c’è

A Rozzano Lucio c'è A Rozzano Lucio c'è

Ieri all’oratorio Sant’Angelo di Rozzano, subito dopo l’ennesima sparatoria avvenuta proprio li di fronte in via Toscana, davanti alla sede della TIM, dove un 25enne è stato gambizzato da un killer a bordo di un’auto, le cetre non sono state appese, e la speranza in un anno che verrà, dove perfino i sordi parlano e odono già, è stata rilanciata ascoltando Marcello Balestra che, tra musica e parole, accompagnato e guidato da Don Luigi, ha condiviso la sua storia di profonda amicizia e collaborazione professionale con Lucio Dalla, uno dei principali maestri della storia della musica Italiana. Una storia di amicizia, rispetto, gratitudine e restituzione, magnificamente raccontata nel suo libro, Lucio c’è, e sigillata nel brano Camion (album 1983), libero e fuori dagli schemi, poco noto ai più. Forse perché le grandi storie, come Gesù spesso nei suoi miracoli invitava a fare, hanno bisogno di essere custoditi, più che nel clamore, nel silenzio del proprio cuore.

Un’avventura iniziata quando Marcello, ragazzino, all’inizio degli anni Ottanta, nel suggestivo contesto delle isole Tremiti, incontrava, quasi per caso, mentre lavorava al bureau presso l’albergo di famiglia Kyrie, “un signore con un strano cappellino, una canottiera gialloblu, tantissimi peli sulle spalle e occhiali da sole”, ovvero proprio Lucio Dalla. E quel luogo di lavoro, che per tanti profeti è stato luogo di scoperta della propria vocazione, cambia per sempre la vita di Marcello, portandolo da lì a poco ad “essere messo da Lucio, a suo rischio e pericolo, a capo delle sue attività discografiche ed editoriali da totale neofita”.

E così Lucio, “da profeta laico in grado di guardare il cielo e il mare” (Don Luigi) e “da visionario capace di leggere il futuro grazie a un grande desiderio di ascoltare chiunque al di la della apparenze” (Marcello), riesce, non solo a guardare, ma anche “a trasformare il futuro” del nostro Marcello, intuendo in lui, per forza di un mistero abitato solo da grandi uomini e donne, come Elia con Eliseo, che lo chiamò mentre stava arando il terreno, un talento da “editore o meglio di auditore”. Del resto, che Lucio fosse un profeta di futuro, lo si era già evinto, anche nelle sue canzoni, come “il motore del 2000” e “Telefonami tra 20 anni”, dove si divertiva ad immaginarlo ed anticiparlo, come fece in tanti altri passaggi della sua vita.

Vita, che per Lucio fu, non solo il titolo di una sua celebre canzone in collaborazione con Morandi (Dall’album Dalla/Morandi), in cui si parla di Angeli che si sporcano, forse perché mandati da Dio a far rifiorire l’umanità quando “la sofferenza tocca il limite”, ma invito a sognare la libertà di andar via, senza logiche di possesso, dentro le bellezze e le ferite della vita, come cantato, e sottolineato da Marcello, nella “La casa in riva al mare”. Mare, cornice del loro incontro, e palcoscenico di meravigliosi testi di Lucio, come, “Caruso del 1986”, che, prima di essere lanciata al pubblico per diventare famosa in tutto il mondo, segno di grande umiltà, fu fatta ascoltata in anteprima, chiedendone il parere, proprio a Marcello, amico e fidato collaboratore.

In tale contesto, non poteva mancare di ricordare la sua vena ambientalista, emersa già nelle sue canzoni di fine anni Settanta, come l’indimenticabile capolavoro, “Come è profondo il mare del 1977”, in cui già emergeva il grido di dolore per una natura, rappresentata dal mare, bruciata, uccisa ed umiliata, e la sua sensibilità sociale, quando nella stessa canzone, anticipando il grande tema del “lavoro indegno” tipico della società post-moderna, parlava di “non c’è più lavoro. Non c’è più decoro”.

E a proposito di sociale, e quindi di politica, in una serata che parlava di un cittadino di Rozzano, Marcello Balestra, che ha fatto della sua vita un vero e proprio capolavoro, e di capolavori Rozzano ne ha tanto bisogno, soprattutto da parte dei nostri amministratori, per uscire dalla sacche in cui si trova, spiccava l’assenza di tanti politici, ad eccezione della sempre presente consigliera Di Vaia Rosa. E infatti strideva forte la totale assenza della sinistra, forse impegnata, come spesso ultimamente gli capita, ad ascoltare il territorio, purtroppo al posto e al momento, non giusto, ma sbagliato.

Si è chiusa così una splendida serata dove, ricordando anche l’impegno di Marcello all’interno del Consiglio pastorale Discepoli di Emmaus, abbiamo compreso, per chi ne ha condiviso come me l’esperienza, da quale fonte e sorgente sgorgasse quella sua capacità di saper leggere e scrutare, non solo i cuori delle persone, ma anche le tendenze e i cambiamenti della nostra società.

Grazie Marcello a nome di tutto il Consiglio Pastorale.

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