Oggi, dal pulpito dell’altare, in occasione della festa dell‘Ascensione del Signore, Don Roberto – dopo averne spiegato il significato profondo, grazie al quale Gesù, ancora oggi, continua a scendere tra la terra, non solo per rendersi presente nell’Eucaristia, ma per aiutarci ad alzare il nostro sguardo verso il cielo e verso gli altri – ha raccontato un aneddoto, a cui di recente ha assistito, proprio in oratorio, che evidenzia come i nostri giovani, senza quasi rendersene conto, fanno uso di un linguaggio fin troppo violento. Dal quale possono nascere, e sovente purtroppo capita, frutti di atrocità, come, ricordato da Don Roberto, è accaduto alla povera Martina, la ragazza di 14 anni, uccisa dal proprio fidanzato ad Afragola per averne rifiutato l’abbraccio.
E cosi, Don Roberto ha raccontato di aver assistito, nell’indifferenza di diversi adulti presenti in oratorio, a una reazione di grave violenza verbale da parte di un giovane adolescente che, furibondo, imprecava contro un suo coetaneo, promettendo di ucciderlo qualora avesse riprovato a parlare con la sua fidanzata. E naturalmente, oltre alla indignazione, c’è stato l’intervento di Don Roberto, non solo per rimproverare il ragazzo ad affrontare la situazione in altri modi più civili ed umani, perché la gelosia può e deve essere gestita, e non per forza sfociare in violenza, ma per richiamare gli adulti li presenti ad assumersi la responsabilità di essere educatori, non solo per i propri figli e conoscenti, ma anche e soprattutto verso i ragazzi di tutta la comunità.
E di una comunità educante ne abbiamo tanto bisogno, soprattutto in un momento storico in cui le famiglie, con sempre meno punti di riferimento, e in un contesto dove i social, e adesso anche l’intelligenza artificiale, ne complicano terribilmente il compito educativo. E chi scrive, ahimè, ne sperimenta quotidianamente le difficoltà.
Per tutto questo, Don Roberto ha richiamato tutti, estendendone l’invito a tutta la città, a impegnarsi attivamente, in ogni ambito di vita, a placare quest’onda di violenza verbale che attraversa le voci e le parole dei nostri giovani, anche se, come del resto aveva condiviso diverse settimane fa, in occasione di un evento sul tema Fragilità e futuro a Rozzano, è spesso la conseguenza del comportamento di noi adulti, perché, rivolti e concentrati sul nostro io, rendiamo i nostri figli orfani di affetto e fragili di paura.
E ritornando alle letture di oggi, in particolare la lettera di San Paolo apostolo agli Efesini, (Ef 4, 7-13) possiamo trovare tra i doni dell’ascensione del Signore, distribuiti a tutti gi uomini, la grazia per dare ai nostri ragazzi, forse semplicemente ascoltandoli, – cosa che questa sera non ho fatto proprio per scrivere questo articolo, e mi chiedo a notte inoltrata se ne è valsa proprio la pena – le risposte ai tanti interrogativi che inquietano i loro cuori.
Grazie mille Stefano. Non posso che condividere i pensieri e le preoccupazioni di Don Roberto e tue . La troppa violenza verbale sfocia spesso in quella materiale. Noi adulti dovremmo impegnarci sempre di più soprattutto per dare il buon esempio.